autonomia differenziata
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Come avevamo paventato, con l’approvazione della legge di bilancio 2022, è passata anche la previsione di un decreto legislativo sull’autonomia differenziata.

Come tale è ancora una scatola vuota, da riempire di contenuto. Da recenti dichiarazioni della ministra Gelmini, si vorrebbe farne una cornice entro cui, secondo il governo, dovranno stare, senza debordare nei tempi e nella sostanza, le intese tra le tre regioni richiedenti, Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna e il governo stesso. Il tutto dovrebbe concludersi in Parlamento non oltre questo febbraio.

Ma non vi sono motivi per star tranquilli. Pare una pia illusione o un menare il can per l’aia, dire che una legge ordinaria semplice, quale sarebbe il risultato del disegno di legge di cui parliamo, possa erigere dei limiti insuperabili per una legge rafforzata, poiché l’art. 116 della Costituzione ne prevede l’approvazione con maggioranza assoluta dei membri del parlamento, qual è quella che subito dovrebbe seguire, recependo le intese, semi segrete, con le tre regioni.

A ciò va aggiunta anche la tempistica che, come abbiamo detto, il governo, per bocca della ministra per gli affari regionali, vede molto veloce.

Resta la tenue speranza, non molto fondata visto che solo una trentina di parlamentari sembrano fare opposizione sul tema, e che soprattutto PD e Lega spingono fortemente da ormai 4 anni a sostegno delle richieste di maggiore autonomia dei loro presidenti di regione, Fontana, Zaia e Bonaccini,  che il decreto legislativo/legge quadro sull’AD vada ad aggiungersi alla lunga lista di cadaveri di allegati alle finanziarie mai approvati e caduti nel dimenticatoio, di cui è disseminata la nostra storia parlamentare.

Tre le buone nuove:

  • la prima è che la petizione popolare, che ha ottenuto alcune migliaia di firme, contro la richiesta di autonomia differenziata avanzata dall’Emilia Romagna, sarà oggetto di esame da parte del Consiglio Regionale, in un primo momento nella commissione competente. Analoga petizione è stata formata anche in Lombardia contro la richiesta di AD da parte della giunta Fontana.
  • La seconda è la preparazione di una proposta di legge costituzionale ad iniziativa popolare,  per modificare l’art.116 della Costituzione, sottraendo alcune materie, come la scuola, alla richiesta di maggiore autonomia delle regioni, e introducendo una vera clausola di supremazia dello Stato, che lo induca a riprendersi piene prerogative su tutte le materie, qualora entrino in gioco l’interesse nazionale  o siano pregiudicati diritti fondamentali e condizioni di uguaglianza per tutti i cittadini.
  • La terza è il consolidarsi dell’alleanza tra partiti di sinistra, sindacati e pezzi di sindacati, associazioni varie, che hanno dato vita al presidio del 21 dicembre a Roma, per l’eliminazione dagli allegati alla legge di bilancio del ddl sull’autonomia differenziata. Dopo la formazione di un tavolo nazionale che coordina l’attività di contrasto al processo di autonomia differenziata, si sta lavorando a costituirne altri in ogni regione.

L’ambizione di potere e maggiori risorse economiche, può infatti contagiare altre regioni, una volta aperto il varco con le prime tre.

La nostra ad esempio, a statuto speciale, e quindi per definizione non abilitata a richiedere autonomia differenziata sulle 23 materie dell’art.117, si sta muovendo a passo di carica per la piena regionalizzazione dell’istituzione scuola, anche in questo caso con vastissimo sostegno, destra, centrosinistra, con l’eccezione di Furio Honsell,  e Cinquestelle, anche qui con le intese dirette, riservate, con il governo Draghi.

L’esempio è quello delle province autonome di Trento e Bolzano. Qui non esiste la scuola della Repubblica, ma quella provincializzata, con direttori scolastici nominati dal presidente della provincia, gli studenti delle superiori a spaccare legna gratis quando non si trovano altri modi di impiegarli nell’alternanza scuola lavoro, la promessa degli stipendi più alti per gli insegnanti rivelatasi una favoletta per assicurare il consenso a questa grande trasformazione.

E la conquista della “trentinità” nella formazione, bolla di sapone rapidamente svanita, oltre la quale non è difficile intravedere la “friulanità” nel futuro della scuola nella nostra regione, funzionale a costruire una grande fabbrica del consenso, con gli insegnanti trasformati in sacerdoti, secondo i desideri della politica regionale di qualsiasi colore e di Confindustria.

E’ la scuola asseritamente collegata alle aziende del territorio, che l’associazione locale degli industriali non vuole mollare, una volta espresso il cordoglio di facciata per l”incidente” di cui è rimasto vittima lo studente Lorenzo Parrelli.

Molto quindi resta da fare, e da lottare, per far si che la scuola torni ad essere quella della Repubblica, che formi i giovani con la cultura tecnica, scientifica e umanistica, e non un feudo della maggioranza regionale di turno, per farne un bacino di rafforzamento del proprio potere politico, o di manodopera già assuefatta a lavorare gratis e a considerare il posto di lavoro come un privilegio.

Esattamente come sulle altre materie, sanità, lavoro, ambiente, su cui i potentati regionali, politici e industriali vorrebbero maggiore autonomia dallo stato, cioè più potere, più denaro e, naturalmente più privatizzazioni, che si traducono in meno servizi pubblici essenziali e alla portata di qualsiasi tasca, meno diritti per i lavoratori.

Alla prossima puntata del viaggio nel museo degli orrori dell’autonomia differenziata, chiamata anche “secessione dei ricchi”, dove cercheremo di capire se davvero questa roba conviene a tutto il paese, facendo correre di più l’economia di quelle regioni che si definiscono ricche, o se le cose stanno diversamente e le soluzioni andrebbero cercate in tutt’altra direzione, anche sotto un profilo strettamente economico.

Invitiamo i nostri lettori a formulare opinioni e domande su queste tematiche complesse, scrivendo al nostro indirizzo illavoratoreprc@gmail.com e a seguire il dibattito che come partiti sindacati e associazioni, a cominciare dai comitati a difesa della costituzione, quelli contro qualsiasi AD e per l’eguaglianza dei diritti, ormai copiosamente, stiamo diffondendo attraverso videoconferenze e seminari in rete. Qui alcuni collegamenti utili:

www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it sezione eventi e videoconferenze

www.facebook.com/referendumiovotono

perilritirodiqualunqueautonomiadifferenziata.home.blog.it sezioni archivio e facebook

www.facebook.com/rifondazionecomunistatrieste

(2-continua)

Qui il collegamento alla 1a puntata


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