– Massimo Marega, il nostro Paese è, tra le economie cosiddette avanzate, quello che ha il numero più alto di infortuni sul lavoro: a cosa è dovuto tutto questo, secondo te?
Le cause dell’elevato numero di infortuni, mortali e non, nel nostro Paese sono connessi ad una molteplicità di fattori relativi alle modalità dei tempi e ritmi di lavoro e a un’organizzazione del medesimo che non subordina tali fattori alla prioritaria tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
Poi si deve segnalare l’assenza vera di un modello partecipativo che dovrebbe vedere l’attuazione e la collaborazione tra il datore di lavoro e le rappresentanze sindacali quali RLS-RLST-RSU-RSA a seconda dei casi e dove previsti o presenti.
Inoltre il sistema della prevenzione collegato anche agli organi ispettivi deputati alla vigilanza è ampiamente sottodimensionato e con una scarsa possibilità di incidere realmente in maniera preventiva e fattiva rispetto alla verifica e controllo del rispetto delle norme in materia di salute e sicurezza. Infine registriamo un’elevata e diffusa fascia di elusione o irregolarità presente e persistente nei diversi settori e l’assenza di norme incisive che meglio valorizzino le imprese virtuose e penalizzino quelle in cui le criticità siano riscontrate in un sistema simile a quello richiesto in edilizia della patente a punti.
– I fatti di inizio 2022, con due giovani morti (tra cui il 18enne Lorenzo Parelli il 21 gennaio a Lauzacco, in provincia di Udine) in attività relative a Centri di Formazione Professionale, hanno permesso di riaprire la discussione intorno a questi centri ma, soprattutto, intorno alla cosiddetta “scuola – lavoro”. Qual è il tuo parere su questo?
È evidente che vi sono casi in cui l’alternanza scuola – lavoro trova un utilizzo distorto. Là dove l’alternanza sia applicata quale forma sostitutiva di forza lavoro, risulta evidente che viene meno la coerenza che dovrebbe far sì che la funzione formativa sia conforme con il percorso scolastico predisposto per lo studente, facendo decadere in primis qualsivoglia finalità educativa oltre che a generare indirettamente del dumping contrattuale con la conseguente esposizione dello studente a rischi inaccettabili collegati allo svolgimento di tale attività lavorativa. L’alternanza scuola – lavoro è tale solo dove la medesima svolga una funzione di esclusiva metodologia didattica e pertanto la norma va rivista, se la medesima non sia in grado di garantire in maniera assoluta tale applicazione, anche abrogandone il principio di obbligatorietà.
– In Italia, e in particolare a Trieste, gli incentivi nell’edilizia hanno causato una specie di “bolla” nel settore, forse destinata a scoppiare. Quali sono i punti caldi di questa situazione? Ti pregherei poi, in particolare, di illustrare la situazione dei cantieri edili qui a Trieste (imprese a volte improvvisate, manodopera non sempre qualificata, salari non adeguati, controlli non adeguati…)
Gli incentivi in edilizia hanno generato uno sviluppo reale del settore ma hanno altresì palesato evidenti criticità nella norme che hanno messo in luce l’emergere di frodi connesse all’utilizzo improprio dei soldi pubblici e relative alle cessioni dei crediti. Anche a Trieste l’effetto degli incentivi è consistito in una costante ripresa del settore non corrispondente però ad una crescita speculare connessa alla buona occupazione. La bolla speculativa fa sì che vi sia il rischio tangibile che al termine della medesima il tutto non si traduca in una maggior qualificazione d’impresa e in un lavoro di qualità. A Trieste come in altre città vi è l’esplosione di contratti a termine, l’emergere sempre più frequente di finte partite IVA in mono-committenza sotto inquadramenti diffusi e l’utilizzo di part-time involontari e, di pari passo, un’elusione contrattuale che genera un dumping diffuso tra imprese del settore più o meno virtuose. In questo senso l’avvio del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) per congruità dovrebbe aiutare a far emergere e rientrare in parte consistente tali elementi distorsivi del settore. Gli incentivi hanno evidenziato inoltre il fenomeno anche nella nostra città della nascita di nuove imprese, parte delle quali poco strutturate e connesse alla speculazione del super bonus del 110% che, in molti casi, cesseranno l’attività alla fine di tali fenomeni speculativi, anche perché legate ad un accrescimento dimensionale in alcuni casi sospetto, molto rapido e segnalato per tempo alla Prefettura e senza che il medesimo trovi egual riscontro nelle denunce dei lavoratori presso la Cassa Edile di Trieste (il dato da mesi è rientrato in linea con quello delle altre casse edili del FVG). Ulteriori criticità evidenziatesi sono quelle inerenti alla difficoltà di reperimento della manodopera e al controllo dei flussi della medesima,c on l’aumento di forme di lavoro irregolare e di nuove forme di caporalato. Ulteriore tema riguarda la mancata denuncia in Cassa Edile dei distacchi transnazionali dei lavoratori con la mancata applicazione dei nostri contratti nazionali vigenti nel settore, generando in questo modo ulteriore fenomeni di concorrenza sleale tra imprese. Il sospetto inoltre è che a Trieste come in altre città interessi economici rilevanti connessi allo viluppo del comparto delle costruzioni nascondano forme di riciclaggio e possibili infiltrazioni di interessi illeciti.
– Cosa possono fare le forze sindacali e politiche per mettere fine alla mattanza sui posti di lavoro? Converrai che gli alti lamenti che tutti ipocritamente esprimono quando una morte si produce (denuncia le morti sul lavoro anche chi le ha causate direttamente…) non bastano a fermare la strage.
Innanzitutto avanzare la richiesta prioritaria in merito al tema della salute e sicurezza sul lavoro; poi quella che tale tema rientri in maniera permanente quale priorità nell’agenda di governo con la conseguente disponibilità anche dal punto di vista economico di investimenti, al momento non ancora sufficienti, per gli organici delle strutture ispettive e di vigilanza come l’ITL e le Strutture complesse di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro; infine sollecitare un ruolo più attivo dell’INAIL attraverso l’implementazione del numero dei tecnici per le attività di consulenza e il dare corso fattivo all’interoperabilità di tutte le banche dati dei soggetti ispettivi stessi. Riteniamo inoltre che vi sia la necessità dell’immediato avvio della patente a punti quale strumento di premialità per chi investa in sicurezza e per espellere dal settore chi è stato condannato da un tribunale per gravi reati connessi al tema con l’introduzione dell’aggravante di omicidio sul lavoro.
– Cosa pensi di fare, qui a Trieste, per combattere questa e altre piaghe che rendono disastrato il mondo del lavoro, oggi?
Il ragionamento che come organizzazione sindacale stiamo predisponendo è articolato su più fronti e parte dal principio che regolarità e legalità sono strettamente connesse anche al tema della salute e sicurezza sul lavoro. Abbiamo aperto pertanto un tavolo di confronto a livello regionale con l’Assessorato competente alla formazione e delle politiche attive del lavoro per un maggior controllo del flusso della manodopera attraverso una panoramica, tramite le Casse Edili, delle necessità specifiche delle qualifiche e mansioni delle figure necessarie alle imprese per l’intermediazione attraverso i centri per l’Impiego dei lavoratori presenti nelle liste e con idoneo profilo. Inoltre stiamo portando a compimento l’avvio della piattaforma informatica gestita dall’INSIEL per le notifiche preliminari di cantiere per tutte le casse edili del FVG. Riteniamo ulteriormente utile la definizione di un possibile accordo tra Autorità Portuale di Sistema di Trieste e CPT (Comitato Paritetico Territoriale) per un coordinamento tra gli RLSP del Porto e gli RLST dell’edilizia per le problematiche connesse al rischio di interferenza tra attività distinte. Vi è inoltre la necessità di predisposizione di un Osservatorio permanente, in sede Prefettizia, dell’edilizia inerente al tema della legalità e regolarità che estenda nello specifico per il nostro settore il recente accordo sulla legalità negli appalti pubblici sottoscritto dalla Regione FVG con tutti i vari soggetti istituzionali. Come Fillea CGIL inoltre stiamo valutando a livello politico e sindacale sul territorio una condivisione possibile di richiesta di estensione dell’attività di controllo della polizia municipale in tema di Polizia edilizia (art. 4 della L. 47/85) anche sulla base di un sistema coordinato di segnalazioni connessa ai controlli sull’attività edilizia nel territorio.
Massimo Marega è il segretario generale della FILLEA-CGIL Trieste
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