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La Colombia, situazione attuale e prospettive future

 

Intervista a Sofia Quintero Romero

Medica colombiana, militante politica

 

La Colombia ha conquistato l’indipendenza dalla Spagna nel 1810 ed è diventata repubblica nel 1830. Da allora e fino all’inizio del ‘900 si sono susseguite diverse guerre civili. Durante il XX secolo si sono alternati al governo i due partiti storici: liberale e conservatore. Negli anni ‘30 è stato fondato il partito comunista, che non ha mai partecipato alle elezioni pur essendo un partito legale. Intanto, nel paese, cresceva il malcontento sociale. Tutti i retaggi del colonialismo erano vivi e fermamente radicati nella società colombiana: classismo, esclusione sociale, razzismo, elitismo. L’oligarchia si divideva il potere sia politico sia economico e socioculturale. Il tutto con la benedizione della chiesa cattolica.

 

Nel 1948, l’assassinio nelle strade di Bogotá del dirigente progressista del partito liberale, molto amato dal popolo e candidato alla presidenza della repubblica, Jorge Eliecer Gaitan, precipitò il paese in una guerra civile contadina molto crudele, che lasciò più di 300.000 morti (in maggioranza ancora senza nome). Da questa guerra nacque il grupo guerrigliero FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia). In seguito si aggiunsero altri tre gruppi guerriglieri: l’ELN (Ejercito de Liberaciòn Nacional) di ispirazione guevarista, l’EPL (Ejercito Popular de Liberaciòn) di ispirazione maoista, e infine il gruppo M19, un gruppo giovane che operava principalmente nelle aree urbane. Oltre alle lotte tra governo e guerriglia, si è aggiunto negli anni ‘80 un terzo attore armato: il narcotraffico. Quest’ultimo ha infiltrato sia il governo sia la guerriglia, rendendo la situazione molto più complessa e aumentando vertiginosamente il conflitto armato e la violenza in tutto il paese.

 

A complicare vieppiù la situazione, a partire dagli anni ’90 sono stati fondati, con il finanziamento dei latifondisti e la connivenza, seppur non esplicita, del governo numerosi gruppi paramilitari, famosi per l’estrema crudeltà delle loro azioni. Questi gruppi si sono impossessati di milioni di ettari di terre fertili in aree strategiche, scacciando contadini e piccoli proprietari, nonché intere popolazioni di villaggi. A loro volta i comandi dell’esercito hanno creato gruppi di militari con il compito di catturare e uccidere, per poi travestirli da guerriglieri, individui poveri e marginali di città e villaggi. In questo modo, facendoli passare per guerriglieri uccisi (il motto era “vogliamo morti, non prigionieri”), l’esercito millantava successi militari inesistenti e premiava i soldati con avanzamenti di carriera e bonus economici. Questo fenomeno va sotto il nome di “falsi positivi”; quelli comprovati con nome e cognome sono 6402, ma il vero totale potrebbe arrivare a oltre 10.000.

 

  1. Le recenti elezioni presidenziali in Colombia hanno visto la vittoria di Gustavo Petro, un leader della sinistra ed ex guerrigliero (M19): quali prospettive si aprono per il tuo paese?

 

È con grande allegria e commozione che gran parte del popolo colombiano ha accolto l’esito delle elezioni presidenziali del 19 giugno 2022. È la prima volta che un candidato di sinistra arriva vivo alle elezioni e per giunta conquista la presidenza della repubblica. Non solo: come vicepresidente è stata eletta Francia Marquez Mina, la prima donna e per giunta afro-discendente, che occuperà anche il posto di ministra del nuovo Ministero dell’Uguaglianza. È evidente che si aprono nuove prospettive e speranze di modificare, agendo sulle cause storiche strutturali, l’attuale situazione del paese. Proprio perché si tratta di cause storiche strutturali, sarà ovviamente difficile rimuoverle in tempi brevi; l’opposizione sarà dura. La priorità assoluta è costruire la pace. Nel 2016, il governo allora presieduto da Juan Manuel Santos aveva firmato con la FARC un accordo di pace. Dato che il successivo governo, con Ivan Duque presidente, non ha ottemperato agli impegni sottoscritti, la priorità per il nuovo governo Petro è metterli in pratica. A cominciare dal primo punto, riguardante la distribuzione della proprietà della terra, o riforma agraria che dir si voglia, visto che questa è la causa principale di tutte le nostre guerre. Ciò implica, oltre a lavorare contro le ingiustizie sociali, convocare a un tavolo di dialogo i restanti gruppi armati presenti sul territorio: gruppi guerriglieri (compresi i dissidenti della FARC), bande paramilitari e narcotrafficanti. Petro parla di un progetto di “Pace totale”. Su questo punto c’è forte opposizione da parte dell’oligarchia colombiana che teme di perdere i suoi privilegi.

Un’altra priorità è la questione ambientale. Petro ha promesso di accelerare la transizione da fondi di energia fossile a fonti sostenibili. La Colombia estrae petrolio e carbone, per uso interno e per esportazione, e deve passare ad altre fonti de energia, come sole e vento. La penisola della Guajira al nord del paese, per esempio, è la regione più ventosa del pianeta e permetterebbe addirittura di esportare energia elettrica. In campagna elettorale, Petro ha affermato che lascerà che si concludano gli attuali contratti per carbone e petrolio, ma che non ne saranno firmati di nuovi, nemmeno per il fracking (che gli investitori vorrebbero impiantare in territori sacri agli indigeni).

Un’attenzione speciale deve andare alla protezione della selva amazzonica. Ciò comprende anche la protezione delle comunità indigene presenti nella regione. L’Amazzonia colombiana occupa il 43% del territorio nazionale ed è abitata da gran parte degli 87 popoli indigeni finora identificati, 32 dei quali sono in via di estinzione. Per esempio, il popolo Nunak é passato in meno di 20 anni da 1.200 a 500 individui! Questi popoli parlano 64 lingue diverse.

 

  1. Quali sono i principale “mali” da cui è afflitta la Colombia?

 

In primo luogo ci sono la grande ingiustizia sociale e la povertà. Siamo il paese più diseguale dell’America Latina, con un coefficiente di Gini, che misura le disuguaglianze, di 54.2 per il 2020. Più di 35 milioni di colombiani, il 70.3% della popolazione, vivono in stato di grande vulnerabilità economica. Le più colpite sono le donne: di oltre 23 milioni che vivono in Colombia, più di 9, il 40%, sono povere e più di 7, il 31%, vivono appena sopra la soglia di povertà (dati dell’Università Nazionale, 12/06/2022). Fondamentale per combattere ingiustizia sociale e povertà è una riforma tributaria, promessa da Petro in campagna elettorale e la cui discussione è iniziata in parlamento. Si tratta di far pagare più tasse ai ricchi e di usarne i proventi per i poveri e per i programmi sociali (educazione, salute, casa). Anche la lotta alla corruzione, che in Colombia è presente in tutte le classi sociali, dal governo al semplice cittadino, potrebbe aiutare a combattere povertà e ingiustizia sociale.

In secondo luogo la violenza che, in 60 anni di conflitto armato, ha lasciato circa 800.000 vittime al 7/07/2022. Tra queste, si contano 80.000 desaparecidos. Il 98% delle vittime sono civili (dati del Centro de memoria historica). Le donne, e tra queste molte indigene e afro-discendenti, sono state particolarmente colpite. Attualmente, purtroppo, continuano gli assassini di leader sociali: dal 2018 al 2021 ne sono stati registrati 957, e da gennaio 2022 a oggi 110. Nel periodo febbraio-agosto 2021 il paese ha visto centinaia di migliaia di giovani scendere in strada per protestare contro l’aumento del costo degli alimenti essenziali. Ai giovani si sono unite organizzazioni di operai e contadini, comunità indigene e afro-discendenti, oltre a gruppi LGBTQ+. Le manifestazioni sono state brutalmente represse, lasciando sul campo circa 80 morti.

Della concentrazione nella proprietà della terra ho già scritto. In Colombia, l’81% delle terre coltivabili sono di proprietà dell’1% della popolazione; il 99% possiede il restante 19%. Ma non basta redistribuire la terra, bisogna anche fornire la tecnologia e gli strumenti necessari a coltivarla e a commercializzarne i prodotti, migliorare le vie di comunicazione e le abitazioni di contadini e lavoratori.

Il sistema sanitario è in parte privato, in parte sussidiato e in parte pubblico, è di difficile accesso ed è quasi assente nelle zone rurali isolate come l’Amazzonia. L’assistenza nel settore pubblico è di scarsa qualità, mentre a quello privato hanno accesso solo i ricchi. Il sistema educativo continua ad essere per la maggior parte privato e molto costoso. Le scuole elementari sono aumentate nel territorio, sono pubbliche e gratuite, ma di basso livello. Lo stesso discorso si può fare per la scuola secondaria; è molto difficile che un/a giovane uscito/a dalla scuola secondaria pubblica riesca a passare l’esame di amissione all’università. D’altra parte, le università pubbliche sono poche e dispongono di pochi posti, mentre le università private sono molto costose.

Infine, il narcotraffico, comune denominatore di tutti i mali. Esso ha un impatto non solo per la violenza che ha generato, circa un milione di morti in America latina, ma anche per i danni all’ambiente: sia la coltivazione della marihuana che quella della coca producono deforestazione aggressiva di grandi estensioni di terra e il loro controllo si basa nella fumigazione aerea con glifosato, sostanza che danneggia l’ambiente, oltre alla salute delle persone. Il presidente Petro, nel suo discorso alle Nazione Unite nel settembre 2022 ha richiamato l’attenzione dell’occidente, dove si trova la stragrande maggioranza dei consumatori di queste sostanze. Petro, nell’ambito delle sue iniziative a favore dell’ambiente, ha appena ratificato l’accordo di Escazu, firmato nel 2018 da tutti i paesi latinoamericani. L’accordo prevede di rafforzare l’informazione e la partecipazione popolare per il diritto a un ambiente sano, garantendo protezione ai difensori dello stesso (nel solo 2019 ne sono stati assassinati 212 in Colombia).

 

  1. Puoi spiegare in breve cosa sia successo in Colombia negli ultimi decenni?

 

Nel 1990, il gruppo guerrigliero M19 ha firmato un accordo di pace con il governo per incorporarsi alla vita democratica e partecipare attivamente all’Assemblea Costituente che portò alla sostituzione della vecchia, vigente dal 1886, con la nuova del 1992. Questa, tuttora vigente, è più democratica e includente, alla sua redazione hanno partecipato per la prima volta rappresentanti dei popoli indigene e delle comunità afro-discendenti. Nonostante ciò, la violenza e la repressione sono continuate ed è importante segnalare lo sterminio del partito politico Unione Patriotica, gruppo di sinistra praticamente sterminato, con più di 4.000 militanti uccisi tra il 1985 e il 1993. Dopo tanti anni di conflitto armato, che ha lasciato migliaia de morti, nel 2016 si è firmato all’Avana un accordo di pace fra il governo colombiano e la FARC. I colloqui fra i due gruppi erano iniziati nel 2012 a Oslo, in Norvegia, con la partecipazione di rappresentanti della società civile, gruppi di donne e comunità indigene. La FARC ha smobilitato tutti i suoi guerriglieri, uomini e donne, con le loro famiglie; più di 13.000 persone hanno lasciato la selva e la montagna usando diverse forme di trasporto, cavalli, asini, canoe, o camminando verso i luoghi di concentramento, protetti dall’esercito colombiano. Si trattò di un evento con grande impatto emotivo e simbolico, il vedere insieme, sorridendo e dandosi la mano, quelli che fino al giorno prima si sparavano addosso.

Furono silenziati 13.000 fucili e 37 tonnellate di acciaio proveniente dalle armi della FARC furono fusi e trasformati in lamine di metallo usate per creare un “anti-monumento”. Sotto la direzione della famosa scultrice colombiana Doris Salcedo, un gruppo di donne vittime di violenza sessuale da parte dei gruppi armati ha lavorato con le mani le placche fuse di metallo, battendole con appositi martelli e bagnandole con le loro lacrime. Queste placche sono state collocate come pavimento di un grande spazio vuoto, molto forte e suggestivo. L’anti-monumento orizzontale si chiama “Frammenti” ed è situato a Bogotá. Questa opera, commissionata dal governo per commemorare l’accordo, sarà un luogo dove gli e le artisti/e contemporanei/e potranno intavolare dialoghi difficili e provocatori con le memorie del conflitto.

 

  1. Vuoi aggiungere qualcos’altro?

 

Sulla presenza degli USA in America Latina e in Colombia, poco è cambiato dal lontano 1823 quando James Monroe, presidente degli USA enunciava la sua dottrina (America per gli americani) con la quale gli USA consideravano l’America latina come zona di loro esclusiva influenza. Più tardi, nel 1903-04, il presidente Theodore Roosevelt creò il cosiddetto Comando Sud, la cui dottrina era “il grosso bastone” (the Big Stick), che consisteva nella combinazione della persuasione diplomatica con la violenza. Durante tutto il XX° secolo gli USA hanno invaso molti paesi: Panama, Repubblica Dominicana, Cuba, Haiti. L’invasione del Guatemala (1954), con la deposizione del presidente Arbenz, eletto democraticamente, gli intervento in Cile con l’assassinio di Allende, eletto democraticamente, e di altri membri del suo governo con l’Operazione Condor, gli attuali blocchi a Cuba e Venezuela, con minaccia di invasione, sono ulteriori esempi di ingerenza violenta. La Colombia è alleata degli USA, è associata alla NATO pur non essendo membro, e permette la presenza di basi statunitensi nel suo territorio. Alle riunioni dell’ONU e della OEA (Organizzazione degli Stati Americani) la Colombia vota sempre in linea con gli USA. Vorrei rimarcare il ruolo della vicepresidente, Francia Marquez Mina, che è la ministra del nuovo “ministero dell’uguaglianza, i cui obiettivi sono: uguaglianza salariale fra donna e uomo, riconoscere il lavoro domestico come valido per la pensione, reddito vitale (metà del salario minimo) alle donne capofamiglia, autonomia economica, empowerment politico e garanzia dei diritti per tutti i giovani e le persone LGBTQIA+.

Fra le ultime notizie, segnalo l’inizio delle conversazioni fra il Governo e la guerriglia ELN e l’acquisto di circa 3 milioni di ettari in terre produttive da distribuire fra i contadini poveri, tanto per cominciare ad attivare il primo, più importante e difficile punto dell’accordo di pace: la Riforma Agraria Integrale.

Stiamo finalmente vedendo una luce in fondo al tunnel e non possiamo non ricordare le parole di Gabriel Garcia Marquez nel suo discorso alla consegna del premio Nobel per la letteratura nel 1982: “Non è tardi per iniziare a creare una nuova e devastante utopia della vita, in cui nessuno possa decidere per gli altri anche il modo di morire, in cui sia veramente certo l’amore e sia possibile la felicità, e in cui le stirpi condannate a cento anni di solitudine abbiano finalmente e per sempre una seconda opportunità sulla terra.”

 

 

 


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