Contributo dei Giovani Comunisti/e
Il 25 settembre saremo chiamati alle urne per eleggere deputati e senatori che ci devono rappresentare per i prossimi 5 anni però, nella nostra esperienza quotidiana di giovani studenti universitari, alla domanda “il 25 riesci a scendere per votare?”, la risposta è quasi sempre negativa.
Le contraddizioni del nostro sistema democratico sono molte, alcune sono state già analizzate in altri articoli di questo numero (una legge elettorale incostituzionale e fondamentalmente maggioritaria, le oggettive difficoltà nel raccogliere le firme…), ma ne rimane una fondamentale: le mancate garanzie di partecipazione per i fuorisede.
Un numero molto importante di studenti e lavoratori fuorisede (ed in Italia sono circa 4.9 milioni) avrà infatti difficoltà ad esercitare il diritto di voto, per molteplici cause. E’ il Governo stesso a riconoscere le dimensioni del problema, nel Libro bianco “Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto“, presentato giovedì 14 aprile 2022 dal Ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà. Nel documento (reperibile sul sito qui), in relazione all’ “astensionismo involontario” (che dipende da difficoltà e impedimenti materiali a recarsi al seggio), sono stimati in 1,9 milioni (pari al 4% degli aventi diritto) coloro che per rientrare al luogo di residenza attraverso la rete stradale impiegherebbero oltre 4 ore (tra andata e ritorno).
Non è però solo una questione di tempo o di costi, ma spesso anche logistica, relativa, nel caso degli studenti, all’organizzazione stessa dell’Università: nel nostro Ateneo, ad esempio, le sollecitazioni dei rappresentanti degli studenti non sono state recepite da tutti i professori; dunque, uno studente potrebbe ritrovarsi impossibilitato a tornare presso il luogo di residenza, perché si ritrova un esame nei giorni 23, 26 o 27 settembre.
Si tratta di un problema fondamentale, e le agevolazioni per i trasporti messe in campo dal Governo o dalle compagnie private non sono bastevoli a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (come prescrive l’art. 3 della nostra Costituzione). Anzi, ai nostri occhi, esse appaiono solo un modo poco dispendioso da parte del Governo per lavarsi la coscienza e di fatto ignorare un vulnus radicale per il nostro ordinamento democratico.
Ci siamo spesso sentiti dire, in tono di supponenza, che “i giovani non vanno più a votare”, ma il problema non è certamente l’assenza di volontà di partecipazione democratica: in occasione delle recenti proposte di referendum abbiamo visto una mobilitazione massiccia, resa possibile dalla possibilità di firma elettronica: questo è un segno evidente che la domanda di partecipazione è enorme, mancano semplicemente i mezzi per poterla esprimere. Questi mezzi esistono, e sono già applicati in altri contesti democratici nel mondo (il voto per corrispondenza ed il voto digitale), ma c’è la palese volontà politica di mettere a tacere una fascia della popolazione che, come ci ha ricordato il compagno Salvador Allende, è rivoluzionaria per biologia. Questo è dimostrato, da un recente sondaggio di Cluster17 per il Fatto Quotidiano (qui il collegamento) , secondo il quale la lista Unione Popolare è al 9% nella fascia dai 18 ai 24 anni!
I giovani sono più consapevoli di quanto non li si pensi delle contraddizioni sistemiche del nostro paese (dalle disuguaglianze economiche ai diritti civili, passando per ambiente, scuola e lavoro) e siamo sicuri che il loro voto, quando potrà essere espresso, andrà molto probabilmente ad una lista come Unione Popolare, che ha tra l’altro coerentemente partecipato all’iniziativa #20e30, un appello lanciato da un gruppo di under 35 all’intera classe politica, per chiedere concrete risposte ai problemi della nostra generazione.
Se però, il 26 settembre, ci sveglieremo con un governo guidato dalla destra, un governo conservatore, liberista e guerrafondaio, sapremo che ciò sarà stato reso possibile dalla sistemica marginalizzazione dei giovani, troppo spesso sbandierati e strumentalizzati, ma sempre poco ascoltati.
Giovani Comunisti/e