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CI RISIAMO!

IL 25 SETTEMBRE, SI VOTA PER LA QUARTA VOLTA CON UNA LEGGE INCOSTITUZIONALE.

Era già capitato con il Porcellum, una legge targata Lega con cui abbiamo eletto il Parlamento per ben 2 volte, nel 2008 e nel 2013, e che poi la Corte Costituzionale ha giudicato in contrasto con la Costituzione, in alcune parti essenziali.

Ci stavano riprovando con un’altra legge, l’Italicum, targato Pd, anch’essa colpita da pronuncia della Corte e che per fortuna non è mai stata utilizzata.

E’ il motivo per cui alcuni costituzionalisti e associazioni che operano in difesa della legalità costituzionale e per la pura applicazione della Costituzione chiedono da tempo di sottoporre le leggi elettorali, al vaglio preventivo della Corte, cioè prima che divengano applicabili.

L’Italia è l’unico paese, tra le democrazie occidentali, in cui la classe politica fissa le regole fondamentali per la propria elezione in contrasto con la Costituzione, la legge fondamentale dello stato. Quando la funzione di controllo della Corte Costituzionale glielo fa notare, fa spallucce e continua come prima.

E così non soddisfatti delle belle prove date in precedenza, Pd promotore, Lega e Forza Italia sostenitori, hanno pensato di confezionarne una terza, il Rosatellum, che è pure peggio delle precedenti, perché oltre a riproporre le stesse violazioni che la Corte aveva contestato nelle due precedenti sentenze, ne produce di nuove.

Questa legge nasce male dal punto di vista del rispetto della Costituzione. Approvata con ben otto voti di fiducia tra Camera e Senato, in violazione dell’art. 72 ultimo comma della Costituzione.

Ripropone le liste bloccate, l’elettore non può esprimere preferenze, non può scegliere quale candidato votare, in violazione dell’art.48 II comma, il voto oltre ad essere uguale e segreto deve essere libero. Deve quindi sorbirsi la minestra impostagli, non dai partiti, ma dalle segreterie dei partiti.

Nega la possibilità del voto disgiunto. Se un elettore vota per una coalizione o una lista singola nei collegi uninominali, che esprimono 3/8 dei seggi, Camera e Senato, dove il candidato è unico per lista o coalizione e vince quello che prende più voti, non può votare per altra coalizione o lista in quelli plurinominali, che esprimono i restanti 5/8 dei seggi, assegnati in proporzione dei voti ottenuti, pena la nullità del voto. Voto disgiunto che era previsto con la legge Mattarellum, con la quale abbiamo votato nel ’94, ’96 e 2001, ed è consentito in altri paesi europei.

E, attraverso questa negazione, il Rosatellum realizza quella che è una vera e propria truffa in danno del popolo elettore. Passa per una legge più proporzionale di altre perché in apparenza garantisce l’elezione di circa 2/3  (5/8) dei parlamentari con metodo proporzionale. In realtà produce una distorsione fortemente maggioritaria poiché il voto nell’uninominale finisce oggettivamente per trascinare quello nel plurinominale.

Il risultato è l’attribuzione nei fatti, di un premio di maggioranza esorbitante, perché eccessivamente distante dal numero di voti effettivamente ricevuti, non quantificabile a priori, ma tale che, prevedibilmente, può assegnare a un partito o una coalizione che abbia ottenuto il 40% dei voti, molto più del 50% dei seggi. Proprio quel premio di maggioranza, irragionevole e sproporzionato, anche rispetto all’esigenza di assicurare la governabilità, che la Corte aveva cassato e raccomandato di evitare nelle citate pronunce.

Infine, la sciagurata riforma costituzionale che ha prodotto il taglio di un terzo dei parlamentari, (i privilegi sono rimasti, i cittadini hanno ancor meno opportunità di essere rappresentati, i segretari dei partiti hanno ancor maggior potere di condizionamento nel confezionare le candidature) e il successivo  ridisegno dei collegi elettorali, hanno prodotto evidenti ingiustizie nell’assicurare la rappresentanza dei singoli territori.

La più evidente quella del Trentino Alto Adige che ha la metà degli abitanti della Calabria e lo stesso numero di parlamentari. Il voto di un trentino vale il doppio di quello di un calabrese, ancora una volta il voto eguale dell’art. 48 della Costituzione, gettato nel cestino.

Arroganza, disprezzo di parti fondamentali della Costituzione in cui sono scritte le basi per la formazione della volontà popolare, da parte di coloro che fanno finta di combattersi ma poi convergono o addirittura si sostengono a vicenda, fino all’inizio della campagna elettorale, per continuare a comandare, non governare.

A fronte di tutto questo, la scelta di dare un messaggio di partecipazione democratica.

E una prova importante l’abbiamo fornita, raccogliendo in una settimana, a cavallo di ferragosto, 1100 firme in Friuli Venezia Giulia, per poter presentare la nostra lista alla Camera e al Senato.

E continueremo in questa direzione perché vogliamo portare nel Parlamento la voce di chi non ne ha più da troppo tempo, quella del lavoro nelle centinaia di forme che la deregolamentazione del mercato cui più il centrosinistra del centrodestra ha contribuito, ha determinato, dei pensionati a mille euro al mese quando va bene, del diritto universale alla salute indipendente dal portafoglio, contro il partito trasversale della guerra e dell’aumento delle spese militari, di coloro che solo parlano di riconversione dell’economia nel rispetto dell’ambiente, ma continuano a depredarlo e avvelenarlo, di coloro che premiano la finanza e gli evasori.

Daniele Dovenna

[Foto su licenza Creative Commons]


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