Nel 508-507 a.C., Clistene, politico ateniese, riprende il processo iniziato da Solone, trasformando il sistema politico di Atene, governata da un gruppo di aristocratici, e garantendo diritti uguali per tutti. Nasceva coì la prima democrazia del mondo, la democrazia ateniese. Una democrazia che si basava sulla partecipazione attiva dei cittadini alla vita della città, alla cosa pubblica, al dibattito politico.
Naturalmente, nel V sec. a.C. la democrazia era ancora imperfetta e quindi non proprio tutti potevano partecipare alla vita politica della città: stranieri e schiavi ne erano esclusi, in quanto non considerati cittadini, ed escluse erano pure le donne, considerate inferiori, nonostante fossero in possesso della cittadinanza. Però una cosa era importante: ogni cittadino libero poteva salire in tribuna e da lì, persuadere i cittadini proponendo qualcosa di utile per la città. Se riusciva a convincerli, la proposta veniva accettata.
Una bella differenza con quanto succede oggi, sia a livello nazionale che locale, dove il dibattito viene semplicemente spento.
Il caso delle dimissioni di Draghi è lampante: l’astensione del Movimento 5 stelle sul DL Aiuti, che prevedeva una serie di misure atte a contenere l’impatto della crisi, ha fatto sì che il premier si dimettesse adducendo la ragione che la coalizione non esisteva più, nonostante avesse la maggioranza in parlamento. In realtà, con il discorso al Senato, si è poi capito che cosa volesse davvero Draghi: governare senza contraddittorio, senza un dibattito parlamentare, uomo solo al comando con il parlamento ridotto a semplice organo di ratifica di decisioni prese altrove. Le condizioni poste dal primo ministro non sono poi state accettate, ma non perché qualcuno si fosse posto il problema del ruolo del parlamento (e quindi della democrazia) ma perché Berlusconi e Salvini hanno sentito odore di elezioni e vi ci sono buttati a pesce.
Ma è il nostro sindaco e la sua giunta a raggiungere dei livelli altissimi di pensiero democratico, di cui ha dato ampia dimostrazione in riferimento alle critiche (sempre più puntuali, per altro) del progetto ovovia (qui in nostro articolo)
La posizione di sindaco e giunta si può riassumere semplicemente così: essendo stati votati, facciamo quello che vogliamo, e chi ci contesta non capisce niente (frase che è una sintesi ricavata dalle innumerevoli dichiarazioni del Sindaco rese in TV o riprese dai giornali).
Ma il sindaco si spinge oltre: alla notizia pubblicata su Il Piccolo che il progetto cabinovia è arrivato a Bruxelles davanti alla Commissione dell’Unione Europea, grazie ad una segnalazione del Movimento 5 Stelle, l’ineffabile DiPi dichiara “non ho problemi neanche in Europa con il progetto della cabinovia” e poi aggiunge: “Tra un mese cambia il governo e quindi non mi preoccupo dei Cinquestelle che saranno a casa” (Il Piccolo, 4 settembre 2022). E continua a sproloquiare sulle opportunità per il turismo che l’infrastruttura dovrebbe aprire, dimenticando che i famosi 48 milioni dovrebbero essere assegnati alla mobilità sostenibile (Ring, 2 settembre 2022).
Una riflessione generale: se la politica si riduce ad una contrapposizione tra chi vince e chi perde, dove il vincitore (tra l’altro, ricordiamolo, votato da una percentuale bassissima di cittadini) ha ragione solamente in virtù della vittoria ottenuta, siamo davvero alla frutta. Senza dibattito, senza ascolto dell’altro e senza l’attenzione per gli interessi dei cittadini tutti, non di un’élite privilegiata, la politica è morta, ma è morta anche e soprattutto la democrazia.
Ricordiamo inoltre che le leggi elettorali, in Comune come in Regione e nello Stato, producono gravi distorsioni della volontà popolare: in particolare l‘elezione diretta del Sindaco (legge n. 81, 25 marzo 1993) consegna a quest’ultimo e alla giunta poteri enormi, a scapito del Consiglio comunale.
Ci batteremo affinché anche in questo campo avvengano modifiche sostanziali. Ma per il momento, siamo di nuovo nelle mani degli arconti ateniesi, il cui potere venne ridotto prima da Clistene e poi da Pericle. Cinquecento anni prima della nascita di Cristo.
Effemme
[Foto Roberto Calogiuri]