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Articolo di Igor Kocijančič

Grazie ad una mobilitazione generale ed autenticamente trasversale, che ha coinvolto organizzazioni sindacali, soggetti politici, istituzioni locali e nazionali e singole figure istituzionali di rilievo, è stato possibile, almeno fino ad ora, arginare o quantomeno congelare l’azione dei vertici della Flextronix, multinazionale statunitense che solo poche settimane fa aveva annunciato dapprima 280 esuberi e la volontà di delocalizzare la produzione in Romania, a Timisoara (già “settima provincia” del Veneto, soprattutto nel settore tessile), poi la volontà di un minore ridimensionamento che avrebbe comportato la rinuncia a “soli” 80 lavoratori interinali ed infine, ma non ancora definitivamente, il dietro front dell’azienda che grazie alle mobilitazioni di cui sopra, an-nuncia il temporaneo ritiro della chiusura del cosiddetto staff leasing (lavoratori interinali) ed accetta il confronto preteso da controparti sociali e soggetti istituzionali per l’articolazione e la presentazione di un nuovo piano industriale che tenga conto delle istanze e delle proposte sindacali in tema di investi-menti ed ammortizzatori sociali. Sembra che la recente presenza in città del ministro allo sviluppo economico Giorgetti sia servita almeno a stemperare i toni ed ad ottenere quantomeno una dilazione delle ostilità e la convocazione di un tavolo di confronto a livello nazionale, ripreso “da remoto” il 1° giugno con il coinvolgimento diretto del Governo (Mise), di Confindustria Alto Adriatico, Regione FVG, FIOM, FIM, UILM, USB ed UGL, oltre alla parte datoriale ed a Confindustria nazionale.

La battaglia è quindi ancora in corso ed il confronto tra azienda, Governo ed organizzazioni sindacali dovrà produrre un esito.

Dal nostro punto di vista l’auspicio non può che essere quello di arrivare ad un accordo tra le par-ti, possibilmente pluriennale, che sia quanto più possibile distante dalle intenzioni enunciate dalla proprietà. Quei 280 esuberi dichiarati con conseguente delocalizzazione della produzione in Romania, che equivarrebbe sostanzialmente ad un dimezzamento dello stabilimento con l’ulteriore aggravante di un forte disimpegno dell’azienda sul versante dell’innovazione e della ricerca proprio in una delle città ita-liane che ha in ricerca ed innovazione le sue voca-zioni (almeno a livello declaratorio).

Le recenti esperienze registrate in città tutta-via non sono incoraggianti. Proprio in tema di multi-nazionali specializzate in produzione di prodotti di alta tecnologia giova ricordare la condotta di Pittway Honeywell – si era all’inizio della pandemia, febbraio 2020 – che annunciò dapprima il ricorso alla cassa integrazione ordinaria per tredici settimane ed an-nunciò il taglio di 30 posti di lavoro dopo un ammodernamento degli impianti che era stato reso possibile, per ammissione della stessa proprietà, grazie agli ottimi risultati ottenuti nello stesso anno.

La vertenza con Flex si preannuncia quindi ancora tutta in salita, malgrado l’impegno diretto del Governo e di altri settori istituzionali per la difesa dei posti di lavoro e la dignità del lavoro. Non si tratta di assumere l’ingrato ruolo di uccelli del malaugurio. La storia recente e recentissima insegna, purtroppo, anche nella nostra regione ed in zone limitrofe, che nell’era del lavoro globalizzato non è sufficiente che un’azienda “ad alto valore aggiunto” stia sul mercato e ottenga ottimi risultati di produttività e profitto, poiché vi è sempre, da parte di assetti proprietari “impersonali” che molto spesso con i territori di insediamento non hanno alcun rapporto, la tendenza più che la tentazione a rincorrere condizioni ancora più favorevoli nella rincorsa verso il mas-simo del profitto raggiungibile. Si tratta di soggetti che solitamente non temono nemmeno i governi, che del resto – almeno in occidente – sono complici e correi di tali situazioni insieme ai propri parlamenti, visto che negli ultimi vent’anni o forse ancor da prima non hanno fatto altro che assecondare le pretese del capitale finanziario e produttivo con l’approva-zione di leggi e norme volte a deregolamentare, de-strutturare, ridimensionare e togliere basi contrattuali più solide, dignità, protezione e reddito adeguato al lavoro ed ai lavoratori.

La mobilitazione trasversale in difesa di organici e ruolo della Flex registrata in questi giorni nella nostra città segna quasi un’inversione di tendenza rispetto ad un clima di rassegnazione al quale ci eravamo assuefatti nostro malgrado negli ultimi quindici anni. Speriamo che segni anche l’inizio di una conclusione positiva della vicenda ed indichi la giusta direzione di marcia prima dell’ormai imminente avvio di una nuova stagione di conflitti sociali che le recenti vicende internazionali e soprattutto il perdurare della guerra tra Russia e Ucraina rendono ormai inevitabili.

 


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