ExxonMobil operation near Chicago, IL, summer of 2014
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Contributo di Lino Santoro

Esistono molti documenti su come si realizza una Comunità energetica, però lo studio di Legambiente cui ci siamo riferiti è un riferimento completo e concreto. Per Legambiente (Tutti segreti per un’energia condivisa e solidale2022) il tema di essere comunità è potente e la solidarietà che lega i componenti la comunità è una visione originale e innovativa a elevata ricaduta sociale. Presuppone che vi sia una forte integrazione fra i membri della comunità in cui l’interesse collettivo e la promozione della solidarietà è il leit motiv dominante.

Parlare di comunità è superare le identità individuali per ritrovarsi in un percorso comune di condivisione dei bisogni di ciascuno: uguali diritti e doveri condivisi in un vincolo solidale con il fine di un bene comune, incremento della partecipazione valorizzando le risorse umane dei componenti la comunità.

Sempre secondo Legambiente la realizzazione di una comunità energetica passa attraverso varie fasi, tutti i passaggi sono caratterizzati da complessità di vario tipo e ordine, ma l’obiettivo è quello di offrire vantaggi e opportunità a quanti più soggetti, in particolare a quelli socialmente marginali.

Prima fase: è necessario partire con un progetto preciso, individuando un primo gruppo di soggetti interessati, gli obiettivi che si intendono raggiungere e il territorio in cui si intende realizzare la Comunità energetica rinnovabile e solidale, o al minimo di Autoconsumo collettivo. Il gruppo che dovrebbe realizzare la Comunità è formato da cittadini, da una pubblica amministrazione, da un ente territoriale, da una PMI o da un mix di queste componenti.

La seconda fase consiste nella definizione di un progetto preliminare, che consiste nelle sue finalità, nel definire l’area in cui si deve realizzare, e che contiene in un modello economico della comunità, individua le ricadute sociali solidali e ambientali, studia quale possa essere il possibile territorio interessato alla realizzazione degli impianti, attraverso una pianificazione partecipata.

Sempre secondo Legambiente il progetto preliminare dovrebbe individuare almeno cinque punti essenziali.

  • Il primo è il contesto sociodemografico, che serve a identificare le caratteristiche della comunità per individuare le prime macroaree di interesse da esplorare successivamente nel massimo dettaglio.
  • Il secondo punto è l’analisi del contesto territoriale per individuare quelle realtà che già operano nell’utilizzo di buone pratiche nell’uso di risorse rinnovabili. Vanno mappati i bisogni della comunità in ambito economico, sanitario e sociale per avere un quadro della realtà in cui realizzare la comunità energetica. La conoscenza dell’ambiente in cui inserire il progetto è l’elemento chiave per definire le modalità d’intervento. Vanno individuati i punti di forza e di debolezza dell’organizzazione che deve realizzare il progetto. E per ultimo conoscere in modo preciso i vincoli e le opportunità dello stesso contesto.
  • Il terzo punto da attivare è una ricerca-azione partecipata sinergica per permettere alla comunità di diventare attore creativo. Questo processo deve evolvere in una progettazione partecipata delle attività per garantire il collegamento fra i diversi livelli d’intervento. La pianificazione e la programmazione degli interventi che rispondono agli interessi della collettività si attuano con la concertazione e il coinvolgimento attivo delle diversità di tutti i soggetti attraverso un’indagine esplorativa che possa permettere di raccogliere dati mediante questionari e interviste.
  • Il quarto punto  consiste  nella mappatura delle realtà già attive sul territorio. In ogni ambito territoriale sono presenti associazioni, cooperative, attività artigianali, piccole e medie imprese, enti territoriali, imprese sociali, gruppi sportivi, parrocchie, attività culturali, sindacati, circoli politici oltre che istituti scolastici e università, che rappresentano una rete di interessi diversi ma anche comuni che arricchiscono i rapporti solidali. Mappare queste realtà e confrontarsi con queste sull’utilità delle Comunità energetiche permette di avere un quadro della popolazione con cui immaginare, in alcuni ambiti, di poter realizzare il progetto.
  • Il quinto punto  è l’avvio di percorsi di educazione e sensibilizzazione che passa attraverso la mappatura delle realtà territoriali con cui è già stato realizzato il confronto finalizzato alla concretizzazione del progetto. Le diverse realtà territoriali possono permettere di avviare all’interno dei loro ambiti i percorsi di educazione e sensibilizzazione. Tali attività dovrebbero prevedere momenti di progettazione partecipata con l’obiettivo di rafforzare il senso di comunità.

La terza fase viene avviata a conclusione del progetto preliminare e consiste nella campagna di comunicazione finalizzata alla raccolta delle possibili prime adesioni di soggetti interessati a partecipare alla realizzazione della Comunità energetica per identificarne anche il ruolo di produttori, di consumatori o di prosumer (produttori e consumatori). Gli impianti di produzione possono appartenere ai soggetti che fanno parte della comunità ma anche di terzi. Le comunità sono entità aperte che permettono entrate e uscite in base a regole precise definite all’atto della costituzione.

La quarta fase implica il passaggio allo studio di fattibilità, definiti i ruoli e le adesioni e le superfici idonee alla realizzazione degli impianti. Lo studio costituisce l’analisi preliminare condotta da esperti del settore in collaborazione con i partecipanti al fine di verificare la sostenibilità economica e sociale del progetto. Sono necessari alcuni strumenti.

Se si intende realizzare una Comunità Energetica Rinnovabile si deve avere la conferma dal distributore locale della presenza della cabina primaria di trasformazione dell’energia elettrica. Va verificata la presenza dei contatori 2G per procedere con l’analisi dei consumi per ogni utente partecipante alla Comunità, per verificare le dimensioni degli impianti da realizzare per garantire l’equilibrio fra produzione e consumo. Per dimensionare opportunamente gli impianti di produzione e di stoccaggio è opportuno contare su utenze diverse che utilizzano in diverse fasce orarie l’energia prodotta per massimizzare l’autoconsumo e gli incentivi. Segue la definizione del modello da utilizzare in base ai diversi consumi e alla produttività degli impianti. Vanno infine definiti i ruoli dei singoli partecipanti al fine di gestire correttamente la Comunità e di tutelare i diritti degli utenti attraverso la sottoscrizione di regole precise.

Lo studio di fattibilità definisce il modello di produzione di distribuzione e i sistemi tecnologici necessari per il controllo della produzione e dei consumi di energia.

La quinta fase consiste nella costituzione legale della Comunità, che segue lo studio di fattibilità. È un passaggio molto delicato che va fatto nello studio di un commercialista nel caso di associazioni non riconosciute, o in quello di un notaio per le associazioni riconosciute come fondazioni, cooperative, società benefit o imprese sociali. È opportuno che in questa fase si faccia affidamento su un consulente legale o commerciale che segua le pratiche di costituzione, individuandolo, se possibile, internamente ai membri della comunità, anche nella fase di stesura del bilancio sociale.

Per l’Autoconsumo collettivo il ruolo di soggetto giuridico di riferimento è svolto dall’amministrazione condominiale.

Nella fase sei si passa alla realizzazione dell’impianto di energia rinnovabile. Per accedere agli incentivi GSE di cui si è parlato nella prima parte, gli impianti devono essere successivi alla legge Milleproroghe e in seguito alla dlgs 119/2021 di recepimento della direttiva UE del 2018 ma con il limite dell’obiettivo nazionale del 30% di rinnovabili. Quelli precedenti possono entrare nelle Comunità energetiche  con il limite del 30% della potenza complessiva.

Le Comunità energetiche si possono sviluppare solo su fonti rinnovabili non fossili (energia eolica, solare termico e fotovoltaico, geotermico, biomassa, biogas etc.).

Con la fase sette si conclude l’itinerario che porta alla costituzione della Comunità Energetica. Bisogna accedere al portale del GSE (area clienti). Bisogna registrare sul portale Gaudi di Terna  gli impianti di energia rinnovabile, registrare i dati del Referente, che è colui che rappresenta la Comunità Energetica o l’Autoconsumo nei rapporti con il GSE. L’accesso è svolto per via telematica, il Referente deve registrarsi sul Portale informatico GSE, su un modulo dedicato. Il GSE valuta la richiesta entro 90 giorni. Nel portale il parere del GSE può esprimersi  positivamente, richiedere integrazioni, o rigettare la richiesta con motivazioni.

Lino Santoro

Qui il collegamento alla prima puntata

[Foto Richard Hurd su licenza creative commons-attribution 3.0]


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